Scambi di idee

Per i lettori che hanno tempo e pazienza sufficiente, rimando alla cortese segnalazione di clarissa.it, che ha raccolto i video di due recenti occasioni di scambio di idee che ho avuto, con grande piacere, con un pubblicista prolifico autore di numerosi saggi sull’attualità, Giacomo Gabellini, che si distingue per lucidità, indipendenza di giudizio e ricchezza di documentazione.

Ci siamo occupati, in queste due occasioni, sia della situazione in Ucraina che di quella in Terra Santa, collegando spesso le due tematiche.

Nel primo caso a Montemaggiore al Metauro, per merito dell’associazione LiberaMente, che ha proposto il tema Obiettivo Ucraina.

Nel secondo caso, nel blog di Gabellini stesso, Il Contesto.

Ecco dove potete trovarci, immersi in una animata conversazione: i due video sono raccolti qui su clarissa.it

Buon ascolto!

Novità nel conflitto russo-ucraino?

Ho pubblicato su clarissa.it un intervento che fa il punto sulle recenti evoluzioni della situazione del conflitto russo-ucraino.

Novità che investono sia il quadro militare che quello politico, e che in qualche modo confermano le opinioni che in questi due anni ho via via espresso sulla natura politica dell’operazione speciale decisa da Putin.

Il fallimento dell’offensiva ucraina, la tenuta delle forze armate sovietiche e gli sviluppi della situazione mediorientale richiedono probabilmente una diversa impostazione politica da parte occidentale, in un momento di evidente incertezza degli Stati Uniti, per di più in un anno elettorale.

Sarà interessante vedere, in questo contesto, se l’Unione Europea modificherà il suo approccio supinamente atlantico: una domanda che riguarda anche ovviamente le nostre classi dirigenti.

Il prossimo 18 novembre avrò penso modo di parlarne a Montemaggiore al Metauro.

Obiettivo Ucraina, incontro pubblico

La grave situazione in Medio Oriente ha messo un po’ in sordina nei media di sistema l’andamento militare e politico del conflitto in Ucraina. Per fortuna ci sono iniziative qualificate che permettono di riprendere i temi più importanti anche quando sono trascurati dal mainstreaming.

Il prossimo 18 novembre 2023, alle ore alle ore 18, presso il Teatro di Montemaggiore al Metauro (PU), l’Associazione Culturale LiberMente, con il Patrocinio del Comune di Colli al Metauro, nell’ambito del ciclo di incontro Le Conversazioni, del programma Tra Resistenza e Resilienza, organizza l’incontro dibattito

OBIETTIVO UCRAINA

Si tratta di una conversazione nella quale sarò presente anche io, insieme con il pubblicista Giacomo Gabellini e l’analista Simone Santini: discuteremo insieme della situazione attuale del conflitto per fare il punto su questa ennesima guerra che, nel nostro continente, si va ad aggiungere alle altre situazioni belliche attive in Medio Oriente, Africa, Asia.

È questa la pace dei liberatori?

Qui di seguito trovate la locandina dell’evento a cui i nostri lettori sono tutti invitati.

20231118_Obiettivo Ucraina

NATO e guerra in Europa

Segnalo a chi segue questo mio spazio il testo riveduto dell’intervento che ho svolto lo scorso 12 luglio 2023 in occasione dell’incontro pubblico Pace e Guerra in Europa meritevolmente organizzato dall’Associazione Liberamente a Montemiele (PU), in collaborazione con l’Associazione Ville & Castella.

La serata è stata importante, perché sono sempre meno le occasioni per affrontare questi temi. Mancano soprattutto all’appello i giovani, che sembrano completamente disinteressarsi di quanto sta accadendo intorno a loro, probabilmente perché gli strumenti di intrattenimento da cui sono sempre più dipendenti non li sensibilizzano certo su questioni serie: il loro compito è distrarli, con la scusa di divertirli.

Nell’epoca della comodità, della distrazione e del divertimento può dunque succedere di tutto…

Ecco dove trovate il testo del contributo, come sempre su clarissa.it:

Guerra in Europa e “Ordine Internazionale” NATO

Commenti, critiche ed osservazioni sono sempre benvenute!

Intervista sull’Ucraina a Liberi di Scrivere

Ecco il testo dell’intervista che cortesemente il blog Liberi di Scrivere mi ha richiesto: non vi sono particolari riferimenti all’attualità, ma proseguo con le mie considerazioni sul significato storico di questo tragico conflitto nella storia dell’Europa del XX e XXI secolo.

Un’intervista con Gaetano Colonna, autore di Ucraina tra Russia e Occidente – Un’identità contesa, a cura di Giulietta Iannone

Dopo la lettura del suo interessante libro Ucraina tra Russia e Occidente – Un’identità contesa (seconda edizione), che mi riprometto di analizzare a breve su queste pagine, vorrei farle alcune domande partendo se vogliamo dalle sue conclusioni: dunque secondo le sue impressioni parte tutto dallo “spirito di Versailles” quel germe che ha minato le basi del nascente spirito comunitario che avrebbe dovuto affratellare i popoli europei e occidentali in un’ottica di pacifica convivenza. Può esplicitarci meglio questo concetto?

Con l’espressione “spirito di Versailles” intendo semplicemente la singolare combinazione ideologica che le potenze anglosassoni vincitrici alla fine della Prima Guerra Mondiale hanno saputo imporre all’Europa: da una parte, l’attribuzione della “colpa della guerra”, e da allora di tutte le guerre, ad un solo attore (la Germania, in quel caso); dall’altra, l’utilizzo della nazionalità come principio in base al quale frammentare i grandi imperi ottocenteschi, creando ovunque mosaici di nazioni i cui confini sono stati astrattamente definiti in maniera da includere e/o escludere minoranze etnico-religiose: in tal modo creano strutture politiche fragili e facilmente controllabili, innescando così anche una serie di conflitti dei quali quello russo-ucraino non è che l’ultima derivazione.

Dai suoi studi e dalle sue ricerche le forze “nazionaliste ucraine” possono avere connotazioni neo naziste o ascrivibili a questa area di pensiero? O fa tutto parte “solo” della propaganda russa?

Che ampi settori del popolo ucraino, soprattutto delle aree occidentali del Paese, abbiano simpatizzato per le truppe tedesche quando esse invasero l’Unione Sovietica nel 1941, non è un mistero per nessuno. L’Ucraina era del resto la nazione dell’Urss che aveva maggiormente subìto prima la guerra civile, seguita alla rivoluzione bolscevica (1918-1920), fra “rossi” sovietici e “bianchi” anticomunisti; poi le deportazioni ed i massacri dei kulaki; nonché la spaventosa carestia tra anni Venti e Trenta. Entrambi questi due ultimi fatti dovuti alla determinazione di Stalin di piegare le repubbliche dell’Urss alla sua visione totalitaria ed alla sua politica di potenza. È altrettanto vero che poi gli Stati Uniti si sono serviti degli anticomunisti ucraini rifugiatisi in Occidente alla fine della Seconda Guerra mondiale per far loro condurre proprio in Ucraina operazioni di guerra coperta contro l’Urss nei primi anni della Guerra Fredda. Nonché, più di recente, per rivolgersi agli stessi ambienti per promuovere in Ucraina l’ostilità anti-russa, dopo la caduta dell’Unione Sovietica. Putin ovviamente, usando i temi della propaganda russa della Seconda Guerra Mondiale, ha buon gioco a chiamare “neo-nazisti” i nazionalisti anti-russi ucraini, esattamente come in Italia si è parlato e si continua a parlare di “neo-fascisti”, pur sapendo tutti benissimo che il fascismo italiano è morto nell’aprile del ’45.

Interessanti le osservazioni e le preoccupazioni del contrammiraglio tedesco Kay-Achim Schonbach, che per quanto vale personalmente condivido (p.134). A prescindere da un discorso di influenze e di convenienze economiche non sarebbe stato più utile a livello internazionale un’alleanza strategica e politica tra Europa e Russia, paesi di forte matrice cristiana, che praticamente costringere la Russia a trovare un’altra sponda nella Cina comunista? Fare tre poli, tre aree di influenza, da un lato Stati Uniti, al centro Europa e Russia e dall’altro India e Cina, non sarebbe stato un riequilibramento geostrategico più utile agli interessi della pace internazionale? Cosa l’ha impedito? La solita hybris statunitense? O c’è di più?

Un di più c’è, a mio avviso. Se si vuole parlare seriamente di identità europea, dovremmo avere l’onestà intellettuale di riconoscere che, se esiste una simile identità, essa può risultare solo dall’integrazione fra popoli neolatini, germanici e slavi, nel corso della tormentata storia del nostro continente: integrazione già da tempo avvenuta sul piano culturale, basti guardare alla letteratura, all’arte, alla musica europea.

Se, dopo la Seconda Guerra Mondiale, invece di una divisione in blocchi, si fosse potuto agire in questa direzione, avremmo avuto delle linee guida, ripeto assai più culturali che politico-militari, per la costruzione di un’Europa effettivamente unita. Essa avrebbe potuto favorire un equilibrio globale, a beneficio della pace, evitando instabilità economico-sociali e conflitti, in aree come America Latina, Africa, per non parlare del Medio Oriente, che sono state e sono invece da decenni terreno di sfruttamento e di scontro fra le superpotenze.

Per questo ritengo che la guerra in Ucraina sia senza dubbio un’immensa tragedia per il futuro dei popoli slavi, ma un’ancor più una grande sventura per il futuro dell’Europa: cosa di cui l’Unione Europea della sig.ra von der Leyen non sembra nemmeno rendersi conto.

In un’intervista lei afferma: “Vi sono uomini e donne ucraini nati in Usa che sono stati direttamente “trasferiti” dagli uffici governativi americani a quelli ucraini “. Secondo lei, questa stretta connessione tra USA e Ucraina è stata richiesta o imposta, da ragioni di convenienza, affinità ideologica e politica o altro?

Come ho già accennato prima, alla fine della Seconda Guerra Mondiale, gli Ucraini anticomunisti che si erano rifugiati in Occidente seguendo la ritirata delle armate tedesche, sono stati spesso reclutati per operazioni speciali, a dire il vero in gran parte fallimentari, per quello che ne possiamo sapere, contro l’Urss: ad esempio l’operazione Red Sox condotta dalla CIA in Ucraina. L’anticomunismo, ovunque nel mondo (e l’Italia ne sa qualcosa), è stato del resto sempre intensivamente utilizzato dagli Usa semplicemente come utile strumento di guerra non convenzionale mediante il quale condizionare nazioni e classi dirigenti in funzione antisovietica: contro l’Unione Sovietica, ieri, contro la Russia, oggi.

Vede similitudini tra la questione ucraina, e quello che è successo nell’ex Jugoslavia?

La Jugoslavia è un esempio dei terrificanti puzzle di nazionalità che lo “spirito di Versailles” ha disseminato in giro per il mondo: vere e proprie bombe ad orologeria etnico-religioso-sociali. La differenza è che sottrarre alla Serbia il Kosovo non è come schierare la Nato in Ucraina, il nocciolo della preoccupazione della Russia di Putin, una preoccupazione che lo stesso Kissinger ha considerato ampiamente giustificata, soprattutto date le assicurazioni fornite alla Russia, dopo la caduta dell’Unione Sovietica, che la Nato non si sarebbe mai spinta tanto avanti.

Il mio timore però è che ci siano delle affinità anche con la dimenticata decennale guerra Irak-Iran, un terribile conflitto, durante il quale gli Stati Uniti e l’Occidente favorirono Saddam Hussein per tenere a bada l’Iran divenuto anti-americano, esattamente come ora si vuole fare armando l’Ucraina contro la Russia: forse anche Zelensky, quando rifiuta di aprire trattative di pace con Putin, contando sulla potenza americana, dovrebbe ricordarsi della fine fatta poi fare a Saddam dai suoi ex-sostenitori statunitensi.

La salvezza, l’unità e l’indipendenza ucraina non sarebbero state garantite da un governo federale del paese (con magari regioni a statuto speciale nelle aree russofone e a prevalenza di russi etnici) e da una sua finlandizzazione e neutralità? Cosa l’ha impedito? Secondo lei all’Ucraina questa promessa è stata fatta dagli Usa o dalla Nato per motivarli in questi tragici frangenti?

Il tema è a mio avviso molto ampio e complesso. Contro la “logica di Versailles”, e la potenza finanziaria e militare che l’ha alimentata fino ai giorni nostri, la risposta non è agevole, perché presupporrebbe una capacità di ideazione di nuove forme politiche.

Personalmente, ho trovato di grande attualità il disegno di riorganizzazione politica economica e culturale che Rudolf Steiner fece alle massime autorità dirigenti di Austria e Germania nel 1917, restando del tutto inascoltato. Essa richiede però una diversa concezione dello Stato e del suo rapporto con l’economia e la cultura. Un simile salto di qualità ideale però non è stato putroppo compiuto da nessuno dei politici del XXI secolo.

L’Ucraina avrebbe potuto rappresentare un ponte fra Russia ed Europa: in effetti, una strategia del ponte fu effettivamente tentata, fino alla cosiddetta rivoluzione di piazza Majdan, almeno da alcuni dei dirigenti ucraini. Ma è proprio ciò che gli Stati Uniti d’America non avrebbero mai potuto permettere. Ed infatti non lo hanno permesso perché, come ebbe a dire, nel dicembre 1949, il segretario di Stato Usa, Dean Acheson: «Nell’attuale contesto delle tensioni fra Est e Ovest la neutralità è un’illusione». A distanza di oltre settant’anni la sostanza della visione della classe dirigente statunitense resta la stessa: a maggior ragione ora che la Nato controlla l’Europa fino ai confini della Russia.

Che prospettive ci sono per una pace possibile, tanto auspicata dall’anziano Papa Francesco, e per il riallineamneto di assi strategici ora particolarmente sbilanciati verso Oriente? Si ricucirà mai la frattura tra Russia ed Europa, anche in prospettiva di un dopo Putin? Grazie.

La pace è auspicabile se davvero ci consideriamo Europei. Difficile favorire la pace, però, se ci facciamo influenzare ogni giorno dalla propaganda nordamericana, di cui si fanno strumenti tutti i principali media italiani ed europei, non riconoscendo ad esempio la minaccia che una Nato spinta fino ai suoi confini rappresenta concretamente per la Russia: e dunque la responsabilità in questa guerra di chi ha voluto questa espansione.

Difficile intravedere prospettive di pace quando, come già prima dei due grandi conflitti mondiali, si ripete per anni che i buoni stanno da una parte ed i cattivi dall’altra. L’Occidente atlantico continua a voler far credere al mondo che esso combatte per il pacifico ordine mondiale del futuro. Nonostante la sua politica interventista, il suo considerarsi il gendarme dell’ordine mondiale, abbia solo portato guerra, terrorismo e disgregazione ovunque sia stata applicata: dall’Iraq alla Siria all’Afghanistan.

Fino a quando nuove classi dirigenti in Europa non avranno il coraggio di riconoscere il fallimentare bilancio del lungo secondo dopoguerra, così come è stato gestito dall’Occidente atlantico, difficilmente si potrà ricucire la frattura fra Russia ed Europa. Con conseguenze assai pericolose per la pace nel mondo, qualora si dovesse anche profilare uno scontro epocale fra Cina e Occidente, dal quale l’Europa, con quello che ancora resta della sua civiltà, non potrebbe che essere definitivamente travolta.

Guerra e verità

Sul solito sito clarissa.it, dove pubblico i contenuti più corposi che vado sviluppando, trovate i miei pochi aggiornamenti sulla guerra in Ucraina, che si sta trasformando in una guerra di logoramento, nella quale l’Ucraina di Zelensky funge, purtroppo per il popolo ucraino, da strumento della classica “guerra per procura” di cui è piena la storia dei conflitti alimentati dall’Occidente atlantico.

Allo stesso tempo, è a mio avviso piuttosto evidente che la Russia di Putin è probabilmente caduta in una trappola, forse anche piuttosto sofisticata. È mancata alla Russia la capacità di affrontare il problema ucraino in una logica diversa da quella di potenza, logica nella quale il mondo anglo-sassone domina incontrastato, per la sua maggiore aderenza alle caratteristiche economiche e politiche del nostro tempo.

Lo scorso 16 giugno ho poi avuto occasione di essere ospite di una trasmissione di viavai.it, di cui ho apprezzato per l’approccio, per il sincero interesse verso la verità dei fatti, evitando prese di posizione propagandistiche.

Autorizzato dall’emittente, condivido con voi l’intervista. Buon ascolto.

Ucraina fra Russia e Occidente, nuova edizione

È stato grazie all’impegno dell’Editore Edilibri di Milano, mio storico editore, che abbiamo deciso qualche giorno fa di pubblicare una nuova edizione di Ucraina fra Russia e Occidente, uscito la prima volta nel 2014.

La pressante richiesta di testi sull’Ucraina da parte delle librerie è il segno dell’impatto mediatico che le vicende dell’est Europa stanno avendo sulla pubblica opinione.

Putroppo, l’informazione oggi dominante è totalmente allineata su di una lettura filo-atlantica del conflitto, le cui cause, invece, come avevo spiegato in dettaglio nella prima edizione di Ucraina fra Russia e Occidente, sono assai più profonde, strutturali – e sintomatiche dell’intero odierno assetto dell’Europa, nonché del perdurare di nefaste politiche di potenza nel mondo globalizzato.

Presento il libro il prossimo 17 marzo 2022 alle ore 16:30 presso la Biblioteca Comunale di Senigallia, via Ottorino Manni 1, grazie alla collaborazione della Libreria Mondadori di Senigallia, che ringrazio sentitamente per la disponibilità.

La nuova edizione contiene un capitolo aggiuntivo, col quale ho cercato di tratteggiare in estrema sintesi gli ultimi sviluppi del conflitto: militari, economici, strategici. Essi sono del resto in tutto coerenti, lo dico senza presunzione, con l’analisi che ho sviluppato otto anni fa.

Quel che conta, davanti al sangue versato ed alle sofferenze di un popolo, non è il più o meno vanitoso “avevo ragione”, che, pur vera, sarebbe un’assai penosa affermazione.

Quello che importa nunc et semper è la validità di un metodo di lavoro, che, scevro da pregiudizi ideologici, si limita a mettere pazientemente in fila, andando a individuare quelli più significativi, fatti e documenti, con particolare attenzione alle loro connessioni ed allo smascheramento delle facili verità mediatiche – che verità raramente sono.

Chi scrive ha dovuto imparare questo modo di operare dai tempi lontani della strategia della tensione, quando per decenni si sono raccontate tragiche favolette alla gente: favole che servivano a scopi che solo oggi si cominciano a chiarire, grazie al lavoro di pochi, coraggiosi esseri umani.

Non propongo questo libro come se portasse al lettore tutta la verità: ma sicuramente è un libro di chi cerca la verità, perché ritiene che essa esista e che uomini dotati di buona volontà la possano sempre, anche se faticosamente, raggiungere.

Il giudizio finale su questo libri spetta al lettore di oggi. Quello sulla storia che stiamo vivendo lo affidiamo serenamente al futuro.

Incantatori e Incantati

Se parlate con la gente comune, che sa poco o nulla di storia, che ascolta radio o televisione, avete il polso di quanto la propaganda e la Psyops occidentali stanno facendo presa intorno a noi.

Agitarsi e arrabbiarsi non serve a nulla.

Troppo lungo sarebbe qui spiegare perché è diventato così facile fare presa sulla coscienza ed il senso comune delle persone. Gli addetti ai lavoro occidentali ci lavorano da almeno settant’anni, e ci hanno lavorato bene e a fondo.

Bisogna quindi avere la pazienza di spiegare, documentare, ricostruire. L’ideale è farlo di persona e in piccoli gruppi.

È la responsabilità che abbiamo, come persone che hanno studiato e approfondito, che cercano onestamente di capire, con amore per la verità, senza odio e senza paura.

Ma se poi si deve scrivere e pubblicare, facciamolo.

Lezioncina morale? No. Solo un invito a leggere su clarissa i miei due ultimi pezzi, se già non li avete letti:

Russia contro Ucraina, l’ipocrisia dell’Occidente

Russia contro Ucraina, ipocrisia dell’Occidente 2

Sto anche preparando una nuova edizione di Ucraina fra Russia e Occidente… Vi terrò informati.

Buona lettura. Potete scrivermi cosa ne pensate.

Dal Covid alla Guerra

Da un anno all’altro! I miei pochi affezionati lettori mi avranno certamente seguito su clarissa.it, dove ho pubblicato un po’ di più che qui.

Stiamo ancora navigando nella follia iper-regolamentatrice di una classe dirigente (diciamo così) alla  frutta, stavamo sospirando l’uscita dallo stato di emergenza, contrario a tutte le leggi della Repubblica, ed ecco che un nuovo stato di emergenza viene proclamato per far piacere a Stati Uniti, Nato, Unione Europea: quest’ultima imbelle adunata di burocrati e politici in carriera che si mette a fare il giustiziere della notte…

Non voglio trattenervi troppo.

Su clarissa.it scrivo e scriverò penso ancora qualcosa su quanto sta accadendo. Devo continuare il lavoro fatto nel 2014 proprio sulla questione Ucraina – unico merito avere capito che quella situazione era solo il primo passo di un’abile strategia per portare la Russia rinata con Putin alla guerra, al logoramento di immagine politica, a rischi pericolosi.

Mi leggerete su clarissa.it, ma ogni tanto mi sfogherò anche qui.

Intanto un’anteprima mondiale: uscirà a giorni nelle librerie la seconda edizione, ampliata e attualizzata di Ucraina tra Russia e Occidente, un’identità contesa, per merito del mio affezionato editore, Edilibri di Milano.

Spero avrete modo di leggerlo!

Israele e l’annessione della Cisgiordania

Agli affezionati lettori segnalo l’articolo che ho appena pubblicato su clarissa.it:

Palestina: cronaca di un’annessione annunciata

Sarebbe tempo oramai di ripubblicare un’edizione aggiornata di Medio Oriente senza pace!

Certo è che questo nuovo atto di forza del governo dello Stato di Israele non semplifica la situazione generale del Medio Oriente, nella quale convergono oramai diversi nodi storico-politici la cui combinazione potrebbe determinare serie conseguenze per la pace mondiale:

a) quello israelo-palestinese

b) quello relativo all’Iran, con le sue implicazioni per l’Iraq, il Golfo Persico, Israele

c) quello siriano-libanese, aggravato dalla gravissima crisi economica nel Paese dei cedri

d) quello libico, con il ruolo crescente della Turchia

e) quello dell’Arabia Saudita, un regime tenuto su dal potere della finanza internazionale

Il fatto nuovo è la crescente delega che gli Stati Uniti stanno attuando della propria iniziativa in quell’area allo Stato di Israele, che si riverbera sempre di più anche nell’influenza che lo Stato ebraico assume nei riguardi dei Paesi mediterranei, Italia in primis.

Putroppo, l’eccessiva attenzione prestata dai media alle beghe dei nostri partiti impedisce la visione di un quadro di insieme in cui l’Italia è sempre più quantité négligeable come ci dicono gli sviluppi in Libia, in cui Turchia, Russia e Israele sono oggi i veri protagonisti.

Buona lettura e buone riflessioni!