Ho pubblicato due articoli su clarissa.it, entrambi relativi al vertice Nato di Madrid, dove è stato presentato il new strategic concept dell’Alleanza Atlantica.
Nel primo ho cercato di dare una lettura delle dichiarazioni del segretario generale Stoltenberg dal punto di vista di un’effettiva autonomia dell’Europa, se il processo di unificazione fosse effettivamente orientato in questo senso – quello cioè di un’indipendenza dal gioco delle grandi potenze, dalla lotta in corso fra chi intende mantenere un’egemonia mondiale (i Paesi anglosassoni) e chi ha invece intenzione di mettere in discussione questo modello, probabilmente con l’intenzione, almeno nel caso della Cina, di sedersi prima o poi a propria volta sul gradino più alto del podio mondiale. Qualora invece l’Europa, quale campo di battaglia di due guerre mondiali, fosse stata capace di proporre un proprio modello non competitivo ma collaborativo, non saremmo probabilmente arrivati nemmeno al conflitto in Ucraina.
Il secondo articolo ritorna su una questione di cui mi occupo spesso, non come un vecchio nazionalista, ma come un convinto assertore della missione che mazzinianamente l’Italia ha ancora da svolgere nel mondo, quella per capirsi della proposta di un modello sociale nuovo, che esprima e realizzi l’idea dell’Italia del Popolo: un’impulso che, trasversalmente ai diversi schieramenti politici, ha alimentato la parte migliore, più dinamica e innovativa, della nostra storia, tra Ottocento e Novecento – pur con i suoi limiti di troppa declamazione, a fronte delle poche difficili ma concrete realizzazioni.
La crescente subordinazione dell’Italia ai grandi interessi economico-finanziari, ed alle loro conseguenti declinazioni politico-militari, è un dato di fatto che deve essere insistentemente sollevato davanti all’opinione pubblica, sia pure con i modesti mezzi di chi scrive. Chi ancora ciancia di democrazia e di libertà ma tace su questa nostra condizione come Paese è portatore di menzogna e di inganno nei confronti del nostro popolo.
Spero che questi due contributi possano essere quindi di aiuto alla formazione oramai indispensabile di una coscienza di popolo rinnovata, che abbia chiare le linee di sviluppo della politica globale del nostro tempo, e del ruolo che in questo ambito Italia ed Europa potrebbero e dovrebbero ancora svolgere, quantomeno per evitare i rischi di conflitti che si vanno pericolosamente addensando sul futuro dell’umanità.
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